Siracusa, Magna Grecia – La Grecia in Italia

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Siracusa, Magna Grecia

La Grecia in Italia

Un tuffo al cuore. La Grecia che amo a due passi da casa. Ma con gusti diversi!

Questo piccolo viaggio di fine maggio è iniziato molto prima. Prima del covid avevamo sognato questa trasferta, complici tanti aspetti che mi avevano affascinato: ha accumulato tanta energia dentro, tanti aspetti per essere interessante, prima di diventare reale.

Ho iniziato con dei nomi ad essere intrigato del luogo.
Ho iniziato con dei nomi e delle immagini.

Calypso – Da Wikipedia

Quando ho letto “Ortigia” già il pensiero andava a Ogigia della saga di Odisseo che avevo letto da poco.
L’isola che non si sa dove sia, una specie di isola che non c’è, dove Odisseo rimane bloccato, si fa per dire, dalla ninfa Calypso, per sette anni.
Ma ci credi veramente che piangeva ogni giorno?


E comunque sembra possa essere una isoletta di fronte alla costa ionica di Crotone, o Lampedusa, o Malta. Non importa. Il nome mi ha intrigato durante la letttura dell’Odissea.
Quindi non c’entra niente con Ortigia.
Ma era uno spunto mentale.

Poi ho scoperto che Ortigia, che vuol dire “quaglia”, è il nome che aveva in antico anche l’isola di Delos, nelle Cicladi. Sacra ad Apollo, visto che era nato lì.
Come casa di Apollo che è anche dio del sole era il luogo perfetto, sia in madrepatria che qui a Siracusa.
La luce e il cielo del sud sono imbattibili in tutto il mondo mediterraneo.

Delos, dal viaggio del 2011

“Ad Artemide, che fu in origine una dea orgiastica, era sacra la lasciva quaglia. Stormi di quaglie si fermavano probabilmente a Ortigia per interrompere il loro lungo viaggio verso nord, durante la migrazione primaverile.”

Robert Graves, “I miti greci”

Ortigia: dei e ninfe

Il tempio di Apollo
Il tempio di Apollo

A Siracusa, proprio nella piazza dove arrivi appena entri nell’isola di Ortigia, c’è un grande scavo: dentro appare il tempio di Apollo, uno dei templi dorici più antichi, del VI secolo a.C., forse prototipo dei templi che si svilupparono poi anche nella madre patria greca.

Sembra possa essere uno dei primi che hanno sancito il passaggio dai templi con struttura lignea a quelli con colonne e trabeazioni di pietra. Ha quindi una importanza notevole.

Durante le passeggiate nel centro dell’Ortigia ci godiamo i vicoli, le piazzette e il percorso lungo il mare del centro storico, andando a caso come sempre bisogna fare in posto come questi, riempiendo gli occhi con i colori dei fiori e del sole sui muri delle case e dei monumenti, che accende d’oro la pietra sabbiosa con cui è costruita la città.

La piazzetta dove vivevamo

Alla fine dell’isola c’è il castello, e subito prima l’edificio della facoltà di architettura, con un baretto nel giardino di memoria “libeskindiana” con le forme aguzze che svettano. Lui è un architetto che mi intrigava molto durante gli anni dell’università, quando era all’inizio della carriera. [https://libeskind.com/]
Certo deve essere bellissimo studiare qui, con il mare e la storia della città di fronte, e ogni tanto rilassarsi con un drink nel giardino!


Atena, il colpo al cuore!

Quando stavo pensando al viaggio avevo visto visto le foto della cattedrale di Siracusa, costruita dentro un tempio greco, dedicato ad Atena, con le colonne che si vedono dentro e fuori. Una specie di colpo al cuore. Qualcosa che solo nei luoghi del Mediterraneo puoi vivere.

Il bello è che il muro della cella è stato mantenuto ed utilizzato, tagliandoci degli archi, per creare le tre navate della chiesa. All’interno si può praticamente vivere la reale proporzione del peristilio, il portico fra le colonne e il muro della cella del tempio, come è ormai impossibile fare nei templi, visto che sono sempre recintati.

La navata laterale – siamo nel peristilio!
L’interno della chiesa
Le colonne nella navata laterale

Questo era uno dei motivi per fare questo viaggio, e lo vale veramente, come diceva un amico commentando le mie foto messe su Facebook nei giorni del viaggio.

L’ingresso degli scavi dell’Artemision

Sulla piazza laterale c’è anche un ottimo esempio di architettura contemporanea, l’accesso agli scavi del tempio di Artemide, che in antico faceva il paio con quello di Atena. Realizzato con la stessa pietra dei palazzi, mimetizzandosi senza scomparire.
Se vuoi approfondire vedi qui:
https://divisare.com/projects/15327-vincenzo-latina-lamberto-rubino-padiglione-di-accesso-agli-scavi-dell-artemision-di-siracusa

Il mercato

Vicino al tempio di Apollo c’è anche una altra delle zone da visitare dell’isola di Ortigia, quella meno intellettuale: il mercato!
A parte la teatralità dei venditori semplicemente puoi comprare tutti prodotti della zona, dalle mandorle ai pistacchi (di cui Bronte è il vessillo), i pomodori secchi, il pesce, le verdure e poi lo spettacolo delle spezie!

Pesce
Canditi
Spezie

Una mattina abbiamo fatto il pieno di formaggio, olive, pomodori secchi e pistacchi e abbiamo gustato un pranzetto veramente ottimo a casa. Casa era ovviamente nel fulcro dell’Ortigia, su una piazzetta, che si chiama la Graziella, insieme a tutto il quartiere, perché c’è un’icona della madonna delle Grazie dove, ci hanno raccontato, i pescatori andavano a pregare prima di andare a pesca, la mattina presto.

La Graziella

Aretusa: la ninfa e la granita

Poi c’è la fonte Aretusa, [https://it.wikipedia.org/wiki/Aretusa] con la storia della ninfa rincorsa da Alfeo e salvata da Artemide che la trasforma in una fonte. Poi Zeus commosso dal dolore di Alfeo lo trasforma in fiume. È ancora lì il fiume, nel Peloponneso.

E sembra abbiano da sempre un collegamento fra di loro:

«Ogni volta che a Olimpia si celebrava un sacrificio – si diceva –, le acque della fonte Aretusa si macchiavano di rosso; e se a Olimpia si gettava una coppa nel fiume Alfeo, questa riemergeva nelle acque del mare di Siracusa.»

(Strabone, 6, 2, 4.)

Sopra alla fonte ci siamo abbeverati ad una ottima granita e brioche con vista!


Edipo 2000 anni dopo

Noi in attesa – per una volta foto con effetti per sfocare il fondo e un “mood” di colore

Qui, con la serata del 26 maggio 2022 lascio parlare il mio diario:

«
“Ma sono gli stessi stracci fetusi di prima?”

La meraviglia del dialetto siciliano, nello scenario dell’Edipo Re di Sofocle

[se vuoi leggere la storia vedi qui. https://it.wikipedia.org/wiki/Edipo_re ].
Una serata memorabile, dove le emozioni si sovrappongono in modo potente.
Il teatro è completamente pieno. Classi intere di ragazzi, prima vocianti, si azzittiscono durante lo spettacolo. Spero che sia la potenza del testo, l’emozione che ti prende allo stomaco, dalle viscere al cuore, riempiendo di vita il tuo essere.

I tebani vengono fuori, riempiono il palco, ad uno ad uno, con un cencio nero in mano, un morto della terribile peste che ha invaso la città. Il regista li ha fatti entrare, con la mascherina nera da covid, a riempire completamente la scena.

Qualche scena dopo, quando si comincia a dipanare la storia, entrano le donne, con un telo nero che copre tutta la testa, quasi un burka simbolico.

Gli “stracci fetusi”
Edipo e Giocasta

Ed è qui che appare il geniale commento del signore dietro a noi, in un gruppo di amici sicuramente di qui, di Siracusa, di questa meravigliosa città, che si godono tutto il programma delle tragedie nel teatro greco. Già si danno appuntamento per il giorno dopo, fortunati ad esserci sempre.

Noi beviamo e assorbiamo al massimo questo luogo, le parole che tagliano l’aria come coltelli affilati, la grande scalinata, con le proporzioni di quella dove siamo seduti noi, che spezza le ombre a zig zag, scomponendo la personalità dei personaggi della storia.
Edipo, Giocasta, Creonte, e il coro tutto, che amplia il pensiero e lo esplica per noi.
Poi arriva Tiresia, l’indovino cieco, che proprio qui è stato portato da Camilleri nel suo filosofico spettacolo, poco prima di morire.

Spettacolo di Camillleri
https://www.facebook.com/watch/?v=632548340517885

La sua profezia riempie come un tuono e fa vibrare il nostro cuore, in una trance inquietante come i suoi occhi bianchi.
Più di duemila anni ci distanziano da parole che rimangono vive, qui, dove per la prima volta in Sicilia Eschilo ha presentato la sua “I persiani”.

In un momento dello spettacolo c’è stata una sorpresa inaspettata: una formazione di gru nel cielo è passata cantando, in tandem con gli attori che recitavano le loro parole antiche.
Il verso lontano delle gru si è fuso perfettamente nell’atmosfera dello spettacolo, quasi un segno degli dei nel cielo!
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Diario del 27 maggio 2022

Qualche mese dopo ho visto che hanno messo su Raiplay lo spettacolo: veditelo ed emozionati come noi!

https://www.raiplay.it/programmi/ediporeteatrogrecodisiracusa

Applausi meritati per tutta la compagnia!

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