Back to the islands: Amorgos, Cicladi

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Back to the islands: Amorgos, Cicladi

A volte si ritorna

Nel nuovo viaggio sono tornato ad Amorgos.
La prima volta ci ero stato nel 2011, quando avevo girato molto nelle Cicladi, prima di passare nel Dodecaneso.

Questa volta (2022) il mio viaggio è stato più che altro per incontrare persone.
Ad Amorgos sono arrivato direttamente da Atene (dove avevo incontrato Maria, l’insegnante del corso di Greco moderno), per incontrare Peter e Ulrike, una coppia di amici tedeschi che erano già sull’isola da qualche giorno. È stato bello vederci proprio ad Amorgos, perché li avevo conosciuti proprio lì nel 2011. Poi negli anni ci siamo rivisti a Berlino e a Roma, ospitandoci a vicenda.
Loro ci erano tornati qualche volta, mandandomi foto e notizie varie, ma io non ci ero più tornato.

Amorgos è l’ultima delle Cicladi, ma spostata più ad est, verso l’arcipelago del Dodecaneso, che è stato la mia “iniziazione” alla Grecia.

Sembra come un muro di pietra che richiude il “κύκλος” (cerchio) che definisce l’arcipelago più famoso della Grecia insulare.

Amorgos chiude il cerchio
da Google Maps – Immagini ©2023 TerraMetrics, Dati cartografici ©2023

Ricordo che negli anni precedenti il mio viaggio qui mi aveva affascinato una canzone, proprio “Amorgos” degli Indaco, un gruppo etnico, composto da grandi musicisti della scena italiana, che avevo anche visto in concerto a Roma. Era la title track del loro album del 1999.

Le atmosfere musicali, molto contaminate, erano affascinanti. Ho risentito ora l’intero album ed è pieno di rimandi musicali al mondo mediterraneo, una delle chiavi di origine del nostro mondo culturale.
L’altro “gancio” per andarci era il monastero della Panagia Khozoviotissa presente sull’isola che mi intrigava molto, ed il suo legame con la mia storia di architetto, in cui Le Corbusier aveva avuto un ruolo importante.

Quindi nel periplo del 2011 avevo scoperto questa ciclade “ibrida”, che non è super turistica come quelle più famose e secondo me ha già qualcosa dell’atmosfera più rilassata del Dodecaneso.

Le Grand Bleu

L’isola è diventata famosa nel mondo francese da quando Luc Besson, nel 1987, ha girato qui “Le Grand Bleu”, in cui racconta la storia di Maiorca e Mayol nella loro gara verso il primato dell’immersione in apnea. 

https://it.wikipedia.org/wiki/Le_Grand_Bleu

Nel 2011 c’era un bar (stavolta non ho verificato) dove proiettavano il film tutte le sere. E in giro nell’isola infatti incontri un sacco di francesi.

Katapola 2011
Katapola 2022
Katapola 2022
Aegiali 2011
Monastero della Panagia Khozoviotissa

L’isola di Amorgos è allungata da sud ovest a nord est, ed è montuosa per la maggior parte.
La città del porto è Katapola, da dove partono tutti i bus per le varie zone dell’isola, per la Hora, là su in cima alla montagna, per Aegiali, l’altro centro importante nella parte settentrionale dell’isola, dove passano le navi verso il Dodecaneso, e soprattutto per il monastero della Panagia Khozoviotissa, uno dei più importanti di tutta la Grecia.

Back – Il viaggio del 2022

Il paesaggio davanti alla mia stanza

Se nel primo viaggio avevo dormito in una stanza presa direttamente al porto dalla signora che la affittava (sul terrazzo dove si affacciavano le stanze ho conosciuto Peter e Ulrike), stavolta è stato diverso, anche perché la tradizione di accogliere i turisti al porto sta morendo, purtroppo.
Sono stato per due giorni a dormire in una stanza che avevo prenotato on line da prima e poi in un’altra che mi avevano prenotato gli amici nello stesso posto dove erano loro (ovviamente ad un prezzo migliore che quello che paghi on line).

Come sempre in Grecia l’accoglienza è ottima. Io non cerco niente di più che un letto e un bollitore o un fornello per farmi la colazione, e questo c’è sempre o quasi. Poi ci sono le sorprese in ogni posto dove vai. Stavolta erano:

  • nella prima stanza: un paesaggio aperto verso la campagna e le montagne, che mi sono goduto anche di sera prima di andare a dormire e immortalato in qualche foto notturna (stavolta mi sono portato un treppiede compatto ma buono, invece che quello da tavolo che mi portavo di solito).
  • nella seconda stanza, dove sono stato per una settimana, era lo spettacolo del giardino comune pieno di fiori e pergole dove ripararsi dal sole.

L’unico problema era che quei giorni erano molto ventosi (la nave che ho preso da Atene è stata l’ultima, poi hanno ripreso dopo due giorni) e quindi era meglio sedersi al sole che all’ombra.

Il vento, nel mio diario del primo giorno:

“Il vento la fa da padrone. Da ieri quando lo abbiamo avvertito anche nella nave il vento ha riempito il mare.
L’otre di Eolo è stato aperto, infatti oggi non parte nessuna nave. Sono arrivato appena in tempo. Ieri pomeriggio sono andato al volo a scaldarmi un po’ e fare un tuffo in mare, dopo l’insopportabile aria condizionata della nave.
A cena ci siamo incontrati con Peter e Ulrike. È bello rivederli e proprio qui, dove ci siamo conosciuti per caso nel 2011, durante il mio 2° viaggio lungo.
Oggi siamo andati a Hora, girando a caso nei vicoli, il metodo giusto per tutte le Hora delle isole greche. La maggior parte dei vicoli è protetta dal vento, ovviamente.
Ma arrivati al belvedere alla fine del paese le raffiche ti portavano via. La vista da lì è incredibile: orizzonte sul mare quasi a picco. Si vede il percorso che scende verso il monastero e più giù la strada che arriva alla spiaggia di Agia Anna.”
Daniele, diario di viaggio, 06/09/2022

Il belvedere del vento
Il percorso dalla Chora al monastero

La Chora di Amorgos

Chora 2022
Chora 2011

Qualche giorno dopo siamo tornati su alla Chora; c’era una buona luce e il vento più debole mi ha permesso di curiosare bene anche nella zona dei mulini a vento. Nel 2011 mi ero avventurato lì sulla cresta della montagna quando il vento era forte ed ero riuscito a camminare solo nella zona più vicina e stando molto basso, altrimenti ti portava via, come questa volta nel giorno precedente. Ovviamente i mulini erano messi dove il vento tirava forte!

I mulini nel 2011
I mulini nel 2022

È stato un bene tornarci, ho potuto vedere da vicino i mulini e anche dentro. Li hanno restaurati e in uno hanno lasciato il meccanismo delle pale a vento: un incredibile ingranaggio fatto tutto in legno e ad incastro con pochissime parti metalliche anche per i fissaggi. La perfezione di quel pezzo di artigianato mi ha lasciato a bocca aperta!

La Chora è il tipico labirinto di vicoli e piazzette, fra una chiesa e l’altra, con al centro i resti di un castello veneziano del 1200 sulla rocca più alta. La caratteristica del paese è che è nascosto alla vista dal mare, che si vede infatti solo dalla rocca e dal belvedere alla fine del paese, dove c’è il percorso che scende al monastero. Era ovviamente un motivo di difesa da eventuali razzie piratesche.

Verso sera la Chora si popola, anche più di Katapola: i turisti sono tutti qui e si mangia molto bene nelle taverne sparse nei vicoli (senza spendere troppo). Dopo cena mi sono divertito a fare un po’ di notturni anche qui.

Kalotarìtissa

Questa volta sono rimasto nell’isola una settimana insieme ai miei amici e siamo andati (nell’unico giorno in cui il bus ti ci porta, visto che siamo a settembre) in un posto che non conoscevo: la spiaggia di Kalotarìtissa, all’estremo dell’isola, che si protende con il suo piccolo corno verso Keros e Schinoussa.

Il viaggio in bus svela la campagna della zona sud dell’isola:

“muri a secco a perdita d’occhio, campi aridi e per la maggior parte incolti. La zona sud dell’isola è un grande altopiano, con il paese di Arkesini, piccolo ma con taverna, kafenio e giochi per i bambini. (…) Il bus arranca nelle salite più ripide, penso abbia messo la prima, come un bisonte al posto delle capre, la prateria invece che i dirupi rocciosi.”
Daniele, diario di viaggio, 06/09/2022

La spiaggia è protetta dal vento e mi faccio una bella nuotata, dopo aver fatto un giro nei dintorni per un po’ di foto, verso la punta dell’isola e l’estremo della baia; una buona dose di sole e torniamo in paese a Katapola. La cosa più bella era la frase sulla lavagna del bar!

Il genio della spiaggia!

Poesia forever!

Concludo con un’altra scoperta casuale, un poema del 1943 di un poeta neogreco, Nikos Gatsos, che si chiama come questa splendida isola.
Nelle sue parole un mondo onirico, di matrice surrealista, in cui le evocazioni sono così forti da potersi riferire alla vita dell’uomo, al mondo greco in generale, ad un’isola qualsiasi, visto che il poeta, ad Amorgos, non c’era mai stato!
E ti assicuro che qualcosa di questa atmosfera c’è veramente in Grecia, ed è uno dei motivi che mi fanno amare questo splendido paese!

Con la patria legata alle vele e i remi appesi al vento
I naufraghi dormirono mansueti come fiere morte nei sudari delle spugne
Ma gli occhi delle alghe sono rivolti al mare
Caso mai le riporti l’austro con le vele tinte di fresco
E un elefante perduto vale assai più di due seni palpitanti di fanciulla
Solo che si accendano sui monti i tetti delle chiese solitarie con lo struggimento della sera
(…)
Lo so soltando io quanto ti ho amato
Io che un tempo ti sfiorai con gli occhi delle Pleiadi
E ti abbracciai con la criniera della luna e danzammo nei campi dell’estate
Sulla canna mietuta e mangiammo insieme il trifoglio tagliato
Grande mare nero con tanti ciottoli intorno al collo, tante pietruzze colorate nei capelli
(…)

Amorgos – Nikos Gatsos

Qui tutta in un pdf:

https://iris.unipa.it/retrieve/handle/10447/64789/431195/amorgo%CC%80s.pdf

La mia spiaggetta d’elezione nel 2011 (ma anche nel 2022)

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